Finchè quella donna del Rijksmuseum
nel silenzio dipinto e in raccoglimento
giorno dopo giorno versa
il latte dalla brocca nella scodella,
il Mondo non merita
la fine del mondo.
Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1 febbraio 2012) è stata una poetessa e saggista polacca.
Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni. In Polonia, i suoi volumi raggiungono cifre di vendita che rivaleggiano con quelle dei più notevoli autori di prosa, nonostante Szymborska abbia ironicamente osservato, nella poesia intitolata Ad alcuni piace la poesia (Niektorzy lubią poezje), che la poesia piace a non più di due persone su mille.
Voci!
Ombre le voci dei paesi e delle comunità scomparse,
le ombre di quelli che non ci sono più e
il mio pianto come un requiem.
Piccole ombre
noi che siamo rimasti abbiamo perso tutto.
non solo voi ma con voi anche quello
che eravamo
Giovenale Nino Sassi,
24 agosto 2020
.
Il respiro della terra ha attraversato le strade e le piazze, i vicoli stretti di queste nostre città antiche …
E’ bastata una scossa, un colpo di tosse, per abbattere le case e trasformare una calda notte d’estate in una apocalisse
Un respiro che conosco,che mi sveglia … la casa trema, un rumore che cresce, che diventa via via più forte.
Scendo dal letto, il pavimento sfugge. Afferro i vestiti e cerco di raggiungere la porta ma non si apre
Una liturgia di movimenti che si ripete e angoscia
La mia abitazione, un palazzotto del Centro Storico di Spoleto appena sotto l’antica Torre dell’Olio, ha subito danni soprattutto a seguito del sisma del 30 Ottobre.
In attesa della protezione civile, all’inizio del mese di novembre, ho chiamato un amico, un uomo esperto e lui è venuto accompagnato da un ingegnere. Hanno controllato, valutato i danni, concluso che una parte dell’abitazione era inagibile…
La casa è grande, quasi 300 mq di spazzi e mobili avuti in eredità.
Fu dei nonni, di mio padre, dei suoi fratelli e delle sue sorelle; di mia madre ed ora della mia famiglia.
Stanze che si inseguono, che raccontano quello che siamo stati, noi, nei momenti felici e in quelli dolorosi … spazzi che raccontano il tanto o il poco che siamo oggi.
Che fare ?
Lasciare la casa ma per dove ?
.
Piazza del mio paese
non c’è spazio più aperto.
Piazza dei giochi e degli amori,
dei vicoli,
stretti,
dove il sole passa
disegnando triangoli di poesia
correzione … 24 agosto 2016
correzione … 24 agosto 2016 a precedente messaggio
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L’indifferenza uccide la speranza,
il futuro possibile,
quello che avevamo e che vorremmo tornare ad avere
noi
che un terremoto devastante
ha allontanato dalle nostre case,
dal tanto o dal poco che avevamo:
le strade e le piazze,
gli stretti vicoli
e i tetti che lenti degradano
verso il piano.
Le nostre radici, le nostre vite.
Giovenale Nino Sassi