Simone di Cirene aveva ripassato da poco la porta di Efraim,
per rientrare a Gerusalemme e tornare a casa, quando,
a una svolta della strada, s’imbatté nel terribile corteggio dei tre condannati a morte che, in quella vigilia di Pasqua, s’avviava al Golgotha.
Se l’avesse potuto scorgere o indovinar da lontano, il Cireneo sarebbe sfuggito a quel pauroso incontro. Uomo di campagna e di fatica, più soggetto al timore che alla curiosità, non gli piacevano gli assembramenti e le confusioni dove è più facile perdere che guadagnare, e allontanava dai suoi occhi, soprattutto, quel che poteva ricordargli la morte. Quando poi vide che alla testa del corteggio c’eran soldati romani a piedi e a cavallo si turbò ancora di più.
Non già che odiasse i romani – non aveva tempo di odiar nessuno, eppoi un padrone ci vuole – ma per istinto e sistema non voleva aver mai nulla a che fare nè coll’autorità nè colla giustizia nè coll’esercito. |